Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/16

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nella conversazione con mia moglie, erano in realtà impedite solo in modo parziale; e mi accorsi che se io, al momento di quella interessante crisi, avessi abbassato la voce sino a un profondo tono gutturale, mi sarebbe stato possibile continuare nella espressione dei miei sentimenti: questo tono di voce (il gutturale) trovandosi a dipendere, come rilevai, non dalla corrente del respiro, ma da una certa azione spastica dei muscoli della gola.

Gettandomi su di una seggiola, restai per qualche tempo assorto e meditabondo. Le mie riflessioni, per il vero, non erano di un genere molto consolatorio. Mille vaghe e lacrimevoli fantasie presero possesso del mio animo, e persino l’idea del suicidio traversò il mio cervello; ma è un tratto ben singolare della perversità dell’umana natura il respingere ciò che è pronto e a portata di mano per ciò che è remoto ed equivoco. Così io abbrividii all’idea del suicidio come alla più efferata tra le atrocità, mentre il mio gatto faceva vigorosamente le fusa sul tappeto, e persino il mio cane da padule ansimava con assiduità sotto il tavolo, tutt’e due coll’aria di darsi molto merito per la forza dei loro polmoni, e il tutto evidentemente inteso a derisione della mia incapacità respiratoria.