Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/17

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Oppresso da un tumulto di vaghe speranze e timori udii infine i passi di mia moglie che scendeva le scale. Sicuro adunque della sua assenza tornai con cuore palpitante sulla scena del mio disastro.

Serrata accuratamente la porta dal di dentro, iniziai vigorosamente le ricerche. Era possibile, pensavo, che nascosto in qualche angolo oscuro, o appiattato in qualche armadio o cassetto, mi venisse fatto di scoprire l’oggetto delle mie indagini: perchè non avrebbe avuto una forma vaporosa, o magari anche concreta? Moltissimi filosofi, su molti punti della filosofia, son tutt’altro che filosofici: William Godwin, tuttavia, dice nel suo «Mandeville» che le cose invisibili sono la sola realtà, e questo, tutti ne converranno, fa proprio al caso mio. Vorrei che il giudizioso lettore riflettesse alquanto prima di accusare tali osservazioni di contenere una illecita percentuale di assurdo — Anassagora, come ognuno ricorda, sosteneva che la neve è nera, e m’è in seguito accaduto di constatare che aveva ragione.

Lungamente e attentamente proseguii nelle mie investigazioni; ma la spregevole ricompensa di tutta la mia attività ed industria non fu altro che una dentiera, due paia dì fianchi, un occhio, e un certo numero di biglietti galanti