Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/23

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esistenza dovessero dimostrarsi alla fine esatti, egli nel frattempo praticò un’incisione nel mio stomaco, e asportò parecchi dei miei visceri per una dissezione in privato.

L’apoticario era d’opinione che io fossi realmente morto. Opinione che io mi sforzai di confutare, tirando calci e sussultando a tutta possa e dandomi ai più furiosi contorcimenti poichè le operazioni del chirurgo mi avevano, in una certa misura, restituito nel possesso delle mie facoltà. Ma tutto, tuttavia, fu attribuito all’effetto di una nuova batteria galvanica colla quale l’apoticario, che è realmente un uomo molto al corrente, eseguì parecchi curiosi esperimenti, ai quali, per la parte personale che assumevo nella loro riuscita, non seppi trattenermi dal prendere un profondo interesse. Non di meno, era per me motivo di mortificazione il fatto che, malgrado ripetuti sforzi per conversare, i miei poteri vocali restavano così perfettamente assenti che non riuscii nemmeno ad aprire la bocca; e tanto meno, dunque, a replicare a certe ingegnose ma fantastiche teorie che, in tutt’altre circostanze, la mia minuta conoscenza della patologia ippocratica mi avrebbe permesso di confutare prontamente.

Incapaci di giungere ad una conclusione, i due uomini dell’arte mi rimandarono ad un’ul-