Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/40

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necessità. Non potevamo capire; voglio dire, non avremmo potuto capire nemmeno se la nozione di questo primum mobile ci si fosse una volta imposta spontaneamente; non avremmo potuto comprendere in qual modo essa potesse servire agli scopi dell’umanità, sia temporali che eterni. — Non si può negare che la frenologia e, in gran parte, tutte le speculazioni metafisiche siano state costrutte a priori. È l’uomo speculativo e logico, piuttosto che quello dall’intelligenza positiva e sperimentale, che si accinse a immaginare dei disegni, a dettare dei propositi, a Dio. — Avendo in tal modo scandagliato esaurientemente i propositi di Jehovah, da queste intenzioni egli costrusse i suoi innumerevoli sistemi dello spirito. Nel caso della frenologia, ad esempio, abbiamo determinato dapprima, abbastanza naturalmente, che era nei disegni della Divinità che l’uomo mangiasse. Assegnammo di conseguenza all’uomo una funzione alimentare, e questa funzione è la sferza colla quale la Divinità costringe l’uomo, volente o nolente, a mangiare. In secondo luogo, avendo deciso che nella volontà di Dio l’uomo dovesse continuare la propria specie, scoprimmo senz’altro una facoltà amatoria. E così colla combattività, coll’idealismo, colla causalità, colla costruttività, e, in breve, con ogni