Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/65

Da Wikisource.


Mentre io così pascevo i miei occhi, mi accorsi con viva trepidazione, da un suo quasi impercettibile sussulto, che la dama si era improvvisamente accorta dell’intensità del mio sguardo. Pure, io ero assolutamente affascinato e non potei ritrarlo, nemmeno per un istante. Ella volse altrove il viso, e di nuovo non vidi che la linea scolpita del suo capo. Dopo qualche minuto, come fosse spinta dalla curiosità di vedere se ancora la guardavo, volse poco a poco il viso verso di me e di nuovo incontrò il mio sguardo infiammato. I suoi grandi occhi neri caddero di colpo, e un profondo rossore avvolse la sua guancia. Ma quale non fu la mia meraviglia al vederla non già volgere altrove come prima il capo, ma prendere invece alla cintura un occhialetto, alzarlo, accomodarlo, e guardarmi con questo, attentamente e deliberatamente, per lo spazio di alcuni minuti.

Il fulmine cadendo ai miei piedi non mi avrebbe più completamente stordito — stordito soltanto, non offeso nè disgustato al più piccolo grado; il che sarebbe certamente avvenuto se tale azione audace fosse stata commessa da qualsiasi altra donna. Ma tutto ciò era fatto con tanta tranquillità, tanta noncuranza, tanto distacco in una parola, con un’aria così evidente della più alta educazione, che non si avvertiva la