Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/77

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     72Nè mai le chiome del giardino eterno
Tenera brina, o fresca neve imbianca,
Ivi non osa entrar ghiacciato verno,
Non vento l’erbe, o gli arbuscelli stanca,
Ivi non volgon gli anni il lor quaderno,
Ma lieta Primavera mai non manca,
Che i suoi crin biondi e crespi all’aura spiega,
E mille fiori in ghirlandetta lega.

     73Lungo le rive i frati di Cupido,
Che solo usan ferir la plebe ignota,
Con alte voci, e fanciullesco grido
Aguzzan lor saette ad una cota;
Piacere, insidia posati in sul lido,
Volgono il perno alla sanguigna rota,
Il fallace sperar col van disio
Spargon nel sasso l’acqua del bel rio.

     74Dolce paura, e timido diletto,
Dolci ire, e dolci paci insieme vanno,
Le lagrime si lavan tutto il petto,
E ’l fiumicello amaro crescer fanno,
Pallore smorto, e paventoso affetto
Con magreza si duole, e con affanno;
Vigil sospetto ogni sentiero spia,
Letizia balla in mezo della via.