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Non fe’ tua pari mai Budda, nè Brama,
Nè quanti adora Numi il volgo incolto.
Chiara, soave, pudibonda e bella
Sorgesti Iddia dallo spumante mare,
Che al tuo sorriso non sentì procella.
Amò la terra e il ciel; d’erbe, di fiori
Spuntava la famiglia al tuo passare,
E lascivia la schiera degli Amori.
IV.
Sul carro tuo, da passeri condotta,
Per corso aereo a Giove t’estollesti,
E cadde al Nume, allor che sorridesti,
La folgore di mano estinta e rotta.
Ecco, allorquando intenebrato annotta,
Dal ciel tu scendi, i talami ridesti.
Tu lieti fai gli umani petti mesti,
Spiri de’ vati sulla lira dotta,
Che dolce e arcana una letizia infonde,
Mesci gioia e velen nel core umano
Tu della terra donna e tu dell’onde.
Spirami, dea: delle tue gioie parte
Svelami, ridi, porgimi la mano...
Ma parlo al marmo? Oh! illusïon dell’Arte.