Pagina:Poeti minori del Settecento I.djvu/135

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i - poemetti 125

onde al lucido sol fanno corona.
Ma l’attraente forza ognor decresce,
se lungi move dal suo centro il corpo,
e se degli astri l’inegual distanza
275tu replichi in se stessa: anco saprai
dal numero, che quadro indi n’emerge,
quanto il vigor di gravitá si scemi.
Nota non meno ti sará qual tempri
armonica ragion le corse vie
280del pianeta rotatile col tempo,
se di Keplero ascolterai la voce,
ch’alto rimbomba per l’etra profondo,
e gli astri infrena e n’equilibra i moti,
tal che in se stesso riferito il tempo
285alla distanza cubica risponde,
c’hanno fra lor l’erranti stelle in cielo.
     Ma la severa numerosa legge,
ch’agli spazi ed al tempo incider seppe
sulle celesti tavole il germano,
290legge è non men di gravitá, che tutte
con forza pari alla lor mole attrae
in ciel le stelle, e sulla terra i corpi.
Per lei volge sí ratto al sole intorno
il picciolo Mercurio, e cosí lento
295il remoto Saturno oltre sen va.
E l’oceán, che vicendevolmente
le terre allaga e nell’antico letto
librandosi in se stesso alto ritorna,
per forza sol d’attrazion si spande,
300e si raccoglie in liquide montagne,
docil seguendo il corso della luna,
tal che piú s’erge minaccioso e freme
il versatile fiotto, allorché piega
Cintia di nuovo sulla fronte il corno,
305o del fratello la raggiante imago
tutta ripete in mar dal pieno volto.