Pagina:Poeti minori del Settecento I.djvu/267

Da Wikisource.

e tanto allor dentro mi cresce il duolo,
ch’i’ crederei lo spirto si fuggisse,
30lasciando il corpo inanimato e solo;

se un sospirar dal petto non venisse
si forte, ch* è un miracol se noi sente
l’amata spoglia, che si poco visse.

Pur, quasi serbi ancora e senso e mente,
55a lei, che piú non m’ode e muta giace,

talor rivolgo il mio parlar dolente.

Ahi sposa! ahi sposa! un voi d’ombra fugace ,
fu il breve trapassar de* tuoi verdi anni,
e un voi fu la mia gioia e la mia pace!
40Mira del tuo fedel gli acerbi affanni,

mira al tuo dipartir come s’accora
vedovo, sconsolato in negri panni.

Qual resta il fior, se una nemica aurora
trattien sul grembo l’umida rugiada,
45che il curvo stelo e l’arse foglie irrora;

tale io restai, poiché l’adunca spada
di Morte a me ti tolse, e lunge spinse
te per ignota interminabil strada.

Ma come il Fato in pria nostre alme avvinse,
50e poi quaggiú provvido Amor ci unio,

sicché due salme in una salma strinse;

scemo della metá dell’esser mio,
or cerco te, come assetata cerva
nell’ardente stagion ricerca il rio.
55Cosi parlo e vaneggio: e benché i’ ferva

d’un insano desir, tanto è l’inganno,
che ragion signoreggia e vuol che serva.

Però, qualor sovra l’usato scanno
a mensa i’ siedo, ove in un cerchio i figli
60chini d’intorno e taciturni stanno,

forza è che ne’ lor volti io mi consigli;
e or questo, or quel vo’ che mi venga a lato,
qual piú alla madre parmi che assomigli.

Poeti minori del Settr cento - ni. 17