Pagina:Polo - Il milione, Pagani, Firenze 1827, II.djvu/314

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cosi grandi, e con que’ castelli, si spaurirono di maniera, che cominciavano a voler fuggire, e voltarsi a dietro, nò v’ era modo, che li potessero ritenere, e il re con tutto l’esercito s’ avvicinava ogn’ora più innanzi. Onde il prudente capitano veduto questo disordine sopravvenutoli all’improvviso, senza perdersi punto, prese partito di far i in mediate smontare tutti dai cavalli, e quelli mettere nel bosco, legandoli agli alberi. Smontati adunque andorno a piedi alla schiera d’elefanti e cominciarono fortemente a saettarli, e quelli, ch’erano sopra i castelli con tutte le genti del re, ancor loro con grand’animo saettavano li Tartari, ma le loro freccie non impiagavano cosi gravemente come facevano quelle de’Tartari, di’erano da maggior forza tirate. E fu tanta la moltitudine delle saette in questo principio, e tutte al segno degli elefanti, (che così fu ordinato dal capitano) che restarono da ogni canto del corpo feriti, e subito cominciorno a fuggire, e a voltarsi a dietro verso le genti loro propie mettendole in disordine. ÌNè \i valeva forza, o modo alcuno di quelli che li governavano, che per il dolore e rabbia delle ferite, e per il tuono grande delle voci, erano talmente impauriti, che senza ritegno, o governo andavano or qua or là vagabondi, e alla fine con gran furia, e spavento si cacciorno in una parte del bosco, dove non erano li Tartari, e quivi entrando per forza, per la foltezza, e grossezza degli alberi fracassavano con grandissimo strepito e rumore li castelli, e baltresche, che avevano sopra, con mina e morie di quelli, che v’erano dentro. Alli Tartari veduta la fuga di questi animali crebbe l’animo, e senza dimorar punto a ¡»arte a parte, con grand’ordine, e ma gii ster io andavano montando a cavallo, e ritornavano alle loro schiere, dove cominciarono una crudele, e orrenda battaglia. Nè le genti del re meno valorosamente combattevano, perchè egli in persona le andava confortando, dicendoli, che stessero saldi, e non si sbigottissero per il caso inicavvenuto agli elefanti. Ma li Tartari per la perdita del saettare li caricavano grandemente addosso, e offendevano fuor di •pararono contro gli elefanti, come appunto i Romani nella ’n»’eguente fìnta virino ¡ni Anelilo. Spaventarono gli elefanti n gli obbligarono a voltar lucriti, e fucini, rosi rovinìiono i.irn.ita di Puro. li questo lutto «là a divedere ».be • lattari j’;r vulorc, per prudenza non erano inferiori ai tanto famosi Hoiiimuì. 30