erano dipinte le istorie (rìi de’ re passati con grand’artificio. Quivi ogn’anno in alcuni giorni dedicati alli suoi idoli, il re Fanfur
soleva tener corte, e dar da mangiare apri nei pali signori, gran maestri, e ricchi artefici della città di Quinsai, e ad un tratto vi
sedevano a tavola comodamente sotto tutte dette loggie diecimila
persone; e questa corte durava dieci o dodici giorni, ed era cosa
stupenda, e iuor d’ogni credenza il vedere la magnificenza de’convitati vestiti di seta e d’oro con tante pietre preziose addosso,
perchè ogn’un si sforzava d’andare con maggior pompa, e ricchezza, che li fosse possibile. Dietro di questa loggia che abbiamo detto, ch’era per mezzo la porta grande, v era un muro con un’uscio,
che divideva l’altra parte del palazzo, dove entrati si trovava
un’altro gran luogo, fatto a modo di elaustro, con le sue colonne
che sostenevano il portico, ch’ andava attorno detto elaustro, e
quivi erano diverse camere per il re, e la regina, le quali erano
similmente lavorate con diversi lavori, e così le pareti. Da questo elaustro s’entrava poi in un’andito largo sei passi, lutto coperto: ma era tanto lungo, che arrivava fino sopra il lago. Rispondevano in questo andito dieci corti da una banda, e dieci
dall’altra, fabbricate a modo di claustri lunghi con li loro porticlii intorno: e ciascun elaustro, ovvero corte, avea cinquanta
camere con li suoi giardini, e in tutte queste camere vi stanziavano
mille donzelle, che il re teneva a’ suoi servizi, qual’andava alcune fiate con la regina, e con alcune delle dette a sollazzo per
il lago sopra barche, tutte coperte di seta, e anco a visitar li
lempj degl’idoli. L’altre due parti del detto serraglio erano partite in bosciii, laghi, e giardini bellissimi, piantati d’alberi fruttiferi, dove erano serrati ogni sorte d’animali, cioè, caprioli,
daini, cervi, lepri, conigli; e quivi il re andava a piacere con
lesue damigelle, parte in carretta, e parte a cavallo, e non v’entrava uomo alcuno, e faceva, che le dette correvano con cani,
e davano la caccia a questi tali animali; e dopo, ch’erano stracche, andavano in quei boschi, che rispondevano sopra detti laghi,
e quivi lasciate le vesti, se n’uscivano nude fuori, e entravano
nell’acqua, e mettevansi a nuotare, chi da una banda, e chi dall
627. Erano dipinte le istorie. L’epoca di cui qui si ragiona, era quella di Cimabue. L’arte rinasceva appena in Italia, nella Cin.i si manteneva da molti secoli
presso a poco in quello stato in cui è anche oggidì.