Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/365

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dano nel linguaggio del cuore; le antitesi, le metafore, e le figure tutte che dai retori si chiamano di pensiero, ne rimangono escluse ordinariamente, e vanno a formar parte del linguaggio che tiene la fantasia. Onde ciò? Appunto perchè, ove parla il cuore, non possono gli esteriori ornamenti alterare la sostanza del discorso, e quindi altro essere non possono salvo che di parole, laddove tutto il contrario, o almeno molto diversamente, succede ove trattisi della fantasia.

Queste cose però non vanno prese a tutto rigore. E vuolsi avvertire che le regole generali da noi finora accennate subiscono frequenti e notabili modificazioni dalle persone e dai tempi. Certamente non bisogna confondere la fantasia di tale con quella di tal altro, tuttochè in ambidue spirata dal cuore, nè di chi è sollecitato da certa passione e di chi da certa altra. Chi non sarebbe tentato a credere passione artificiata, anzichè vera, quella, a cagion d’esempio, degli Arabi, e in genere di tutti i poeti cosi detti (orientali, ne’ quali il sopraccarico delle figure per poco nou occulta affatto il pensiero principale? E per altra parte non dicesi di que’ popoli, e non si prova per lunga e ripetuta esperienza, essere anzi le loro passioni ardentissime? Molte volte alcune stravaganze di fantasia sono intrinsecate colla natura della lingua, cd è allora appunto che la critica dello stranie-