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Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/366

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ro non vi può affatto, essendo impossibile la traduzione. Non è operando in opposizione a questo principio, che Voltaire falsò, nel concetto di quegl’innocenti che possono credergli sulla parola, alcuni de’ più bei luoghi di Shakspeare? Non potrebbesi commettere un pari sopruso a quante sono le opere meglio inspirate, e specialmente a quelle che serbano più fedele la stampa del carattere nazionale? Secondo una tale maniera di giudicare, quante, che, pur ci sembrano stravaganze nell’Allighieri, e negli altri antichi, si conoscerebbe sembrare a noi tali per questa sola ragione, che diverse sono le condizioni del nostro vivere, e in tutto mutata la tempera de’ sentimenti! Ma che avevano, all’incontro di comune, con quella arcadica innocenza e semplicità onde colorivano le loro fantasie, quegli sciancati scrittori di cui troppo oggimai è il disprezzo, come fu troppa ad altro tempo la venerazione? E gli esempi delle antiche virtù, e il parlare il linguaggio de’ Romani e de’ Greci, si conveniva ai cinquecentisti, o si converrebbe nè manco agli scrittori de’tempi nostri? Quando tutto l’istituto della vita è contrario al linguaggio che siamo soliti di tenere scrivendo, le immagini e tutti i trascorrimenti della fantasia nei campi dell’ideale e del possibile, onde cerchiamo rabbellire e rafforzare questo nostro linguaggio, si manifestano subitamente per cose posticce e accattate. Allora egli è forza, chi vo-