Pagina:Protocollo della repubblica romana.djvu/10

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VI

nale s’aggiunsero salvo poche eccezioni, quelli di tutti i Municipj; ed eccone la lista, o Signore, che mi fo un pregio di porvi sott’occhio. Tutti ad una voce proclamano la Repubblica, tutti riconoscono incompatibile l’unione dei due poteri. E questo, Signore, è un fatto capitalissimo: è una controprova legale che conferma la prima e consacra il nostro diritto nel modo più esplicito ed assoluto.»

Queste verità, ebbero nei fatti darmi che vennero appresso, nello slancio unanime ed eroico delle popolazioni una testimonianza, e come un suggello di sangue, che Napoli e Francia e l’Austria medesima, respinta per otto giorni dal popolo inerme dell’infelice Bologna, non oseranno impugnare. Ma i fatti d’armi, favorevoli o tristi, sono sovente paralizzati da una vittoria o da un disastro finale. E quel tesoro di valore che abbiam dispiegato, forse potrà tornare inefficace contro ai nemici affratellali e molti. Il piede straniero, e la vendetta prelatizia potrà forse contaminare per poco questo sacro terreno bagnato dal. sangue di tanti martiri: ma questo libro starà, questo libro dove stanno consegnati i nostri diritti, e i nostri voleri, soffocati dalla violenza, e compressi dall’armi congiurate delle potenze cattoliche: ma non dimenticabili dalla storia, e semenza immortale di futuro trionfo.

Ma se l’Europa gitterà uno sguardo su questi protocolli d’un popolo libero, se la luce del vero si farà strada, non dirò fra i gelidi gabinetti, ma ai cuore e all’intelletto de’ popoli, l’Europa smetterà l’armi fratricide, e noi avremo vinto. Le nostre sorti si stanno agitando nell’urna della Provvidenza. Noi ci presentiamo con questi documenti in una mano, colla spada sguainata nell’altra. La giustizia e la verità potranno venir eclissate, ma non già spente per