Pagina:Protocollo della repubblica romana.djvu/9

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V

sione, al suono dell’artiglieria nemica che s’appressava. Nessun pontefice, nessun re potè vantare altrettanto, nè pure ai tempi più cavallereschi e più ligi alla Curia romana.

Quando, pochi dì sono, un inviato straordinario di Francia giugneva desiderato fra noi, ad appurare i fatti, che la calunnia aveva sì stranamente travolti, e riferire sulle vere condizioni dello Stato Romano, il Triumviro Mazzini gli accompagnò con una sua nota ammirabile per franchezza e per senno politico, la lista di questi preziosi documenti, i quali basterebbero soli a mostrare di quanti si compone quel pugno di fazioni contro i quali si leva l’Europa, qual è lo spirito delle nostre popolazioni, e quali i suoi sentimenti, sia per i! governo decaduto, sia per quello che fu inaugurato sulle sue sanguinose ruine. Citiamo le sue parole:

«Oscure minacce, e difetto sopratutto d’educazione politica, avea distolto un certo numero di elettori dal contribuire alla formazione dell1 Assemblea: il che parve ad alcuni indebolisse l’espressione del voto generale. Ma un secondo fatto caratteristico venne a sciogliere in maniera irrefragabile questi dubbi. Poco innanzi alla istallazione del Triumvirato, furono rieletti i Municipj. E tutti votarono. Ora i Municipj rappresentano sempre e da per tutto l’elemento conservatore dello stato: onde v’ebbe luogo a temere che potessero rappresentare fra noi l’elemento retrogrado. Ebbene. Il turbine era scoppiato: l’intervenzione iniziata. Si sarebbe detto che alla repubblica pochi giorni di vita ornai rimanevano, ed ecco i Municipj cogliere questo momento per far atto di adesione spontanea alla forma proclamala dall’Assemblea. Negli ultimi giorni d’Aprile e nei primi di Maggio agl’indirizzi de1 Circoli e della Guardia nazio-