Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/137

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a voler prenere di far capace S. M. e cotesti SS. Ministri, con levare al possibile ogni mala impressione che avessero concepita”. In una terza lettera narrandogli che a Modena altresì “s’erano disseminate chiacchiere non troppo buone”, e godendo nel sentirsi dal Bolognesi confermato il buon esito che la cosa aveva avuto, lo incaricava, a nome ancora del duca, di cooperare ai vantaggi di Raimondo, e alle sue giustificazioni. Per queste sarà per avventura bastato l’addurre l’impossibilità di mantenere la disciplina tra gente alla quale ciò persino si negava ch’era necessario a sostentare la vita. Ma a tale bisogna neppure allora si provvide: ond’è che Galasso, il quale come italiano più veniva lasciato di ogni cosa in disagio, sdegnato abbandonava il servigio; che però dovette per lo sfacelo in che vennero gli affari dell’impero, riassumere non guari dopo.

E occupato come fu sempre Raimondo nelle narrate cose, non ebbe agio di trovarsi in Vienna con due carissimi parenti, che colà si trattennero qualche tempo. Era il primo di essi quel conte Girolamo cugino suo da noi già più volte nominato, il quale nel settembre del 1636, dietro istanze fattegli dall’imperatore, accettato aveva di succedere al conte Schinchinelli come maggiordomo di Claudia arciduchessa reggente del Tirolo, il grado e lo stipendio conservando di gentiluomo di camera dell’imperatore; il quale al tempo medesimo gli dava titolo di consigliere di stato nella tutela dei figli di quell’arciduchessa, mentre di gioielli lo regalava del valore di duemila talleri. Sorella quell’arciduchessa del granduca Cosimo II de’ Medici; e, rimasta vedova nel 1623 dello scapestrato principe ereditario di Urbino, passò a seconde nozze con Leopoldo fratello dell’imperatore Ferdinando II. Era Leopoldo vescovo ad un tempo di Strasburgo e di Passavia; ma non essendo che suddiacono, aveva ottenuta la facoltà d’impalmarla, ad altri lasciando le mitre sue e i pastorali. Sappiamo poi mercé il carteggio diplomatico di Fabio Carandini ministro estense a Roma, che innanzi di sposare Claudia aveva Leopoldo fatto chiedere se nella casa d’Este fosse allora una principessa da