Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/164

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secondo narra il gesuita Avancini, nella sua opera latina sulle virtù dell’arciduca Leopoldo edita in Anversa nel 1668. Tentò egli poscia di far prigioniero in Troppau lo Slang, il quale ritraendosi di là fu da Raimondo assalito, e dovette colle scompigliate sue truppe cercar scampo nella fuga, ond’è che il Torstensson fu costretto a levarsi dall’assedio di Brieg. Delle quali cose fece ricordo lo stesso Montecuccoli nel suo Memoriale all’imperatore con queste parole: “Ultimamente ebbi la fortuna di battere in campagna lo Slang, e disfargli tutta la gente”. Fece egli in tal circostanza duecento prigionieri, e liberò i cittadini presi dallo Slang come ostaggi per assicurarsi il pagamento delle contribuzioni. Fu poi quel generale, che già dicemmo uscito di prigionia quando fu liberato Raimondo, ucciso nella battaglia di Lipsia, allora che di nuovo furono colà gl’imperiali battuti dagli svedesi, il 23 ottobre, secondo il Gejier, o secondo Mailàth, il 2 novembre, trovandosi allora, come ci verrà detto, Raimondo in Italia. Ma di questa battaglia non essendo qui luogo di parlare, basterà accennare che più funesto di quello che riescì sarebbe stato per gl’imperiali l’esito della medesima, se poco di poi non avesse dovuto Torstensson partire dalla Germania per andare contro la Danimarca. L’arciduca Leopoldo Guglielmo abbandonò allora il comando dell’esercito, e tornò Piccolomini in Fiandra, ond’è che venisse di nuovo posto a capo degli imperiali Galasso. E qui il Menzel ha buon giuoco, potendo citare il Puffendorf, il quale nella sua storia di Svezia lasciò scritto non essere quel mutamento spiaciuto agli svedesi che speravano di vincerlo agevolmente in battaglia. Ma non tien conto il Menzel che appunto allora una terribile sconfitta era toccata ad un arciduca, quantunque avesse avuto al fianco nel Piccolomini uno de’ migliori generali del tempo suo, e che senza numero erano state insino allora le vittorie degli svedesi: ond’è che non fosse da fare le meraviglie se anche al Galasso incontrar potesse la sorte nella quale altri generali erano incorsi. Esponeva del rimanente il Puffendorf l’opinion sua a guerra finita, da ciò che accadde argomentando ciò che avesser potuto pensare gli svedesi. Vero