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Nel XVIII secolo si esigeva con rigore che gli Ebrei assistessero in certi giorni determinati ad una predica, destinata a convertirli. Già Gregorio XII nel 1572 aveva prescritto dovessero ascoltare la predica una volta per settimana. Un Ebreo, convertito, come ben si può pensare, era stato il promotore di questa usanza, un tale Andrea, il quale con tutto il cinismo di un convertito, aveva instato vivamente presso Papa Gregorio per la promulgazione di quell’editto. Si vedavano pertanto al sabbato comparire nel Ghetto gli arcieri della pulizia, i quali cacciavano a furia di frustate in chiesa gli Ebrei, uomini, donne e fanciulli, purchè avessero oltrepassata questi l’età di dodici anni. Dovevano assistere alla predica, per lo meno cento uomini e cinquanta donne, e più tardi il numero fu portato a trecento. Alla porta della chiesa un arciere numerava gli accorrenti, e nell’interno della chiesa stessa gli arcieri sorvegliavano il contegno dei presenti, e se un qualche Ebreo sembrava distratto, o sonnecchiava, non tardava un colpo di frusta a richiamarlo al dovere. La predica era fatta da un frate domenicano, dopo che si era tolto dall’altare il Santissimo Sacramento; ed il sermone versava sul testo dell’antico Testamento che gli Ebrei avevano in quello stesso giorno udito leggere e spiegare nella loro sinagoga, il quale veniva commentato nel senso del dogma cattolico, allo scopo di far conoscere agli Ebrei la dottrina cristiana. Queste prediche in principio venivano fatte in S. Benedetto alla Regola, ma più tardi ebbero luogo in quella chiesa di S. Angelo in Pescaria, dove Cola di Rienzo aveva tenuto i suoi primi discorsi infuocati ai Romani.

Soffermiamoci un istante a questa piccola chiesa dei pescatori, costrutta nell’interno del tempio di Ottavia; a questa si rannoda la memoria d’uno fra gli uomini più straordinari di Roma nel medio evo. Ivi era nato Cola nel 1313, nel rione della Regola, e pertanto in prossimità al quartiere degli Ebrei, e secondo quanto narra la sua Vita, la sua casa sorgeva sulla sponda del fiume, fra i