Pagina:Rivista di cavalleria (Volume I, 1898).djvu/85

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Le parole ad «allenamento compiuto» dicono chiaramente che per arrivare a tal punto devesi percorrere una progressione e che il risultalo finale è quanto si crede necessario per gli usi ordinari di manovra.

A conferma di tale interpretazione sta pure l’aumento del peso stabilito progressivamente e naturalmente. Infatti da prima il cavallo porta soltanto sella e cavaliere, e poco per volta sostiene l’intiero carico.

Finalmente il regolamento aggiunge che se tutti o parte dei cavalli di un corpo debbano essere sottoposti a gran lavoro, senza esservi preparati, allora è necessario fare uno speciale esercizio di allenamento aumentando la razione di avena.

E se, del resto, l’esperienza ha dimostrato o dimostrerà che anche per ottenere l’ordinario stato di lena sia necessario un aumento di avena, noi ci associamo all’A. nell’invocarlo; solo abbiamo voluto dare quella interpretazione che reputiamo giusta alle disposizioni regolamentari.

Nelle manovre, osserva l’A. che noi teniamo troppo alla prontezza di esecuzione a scapito della velocità e della conservazione del cavallo, e che ciò dipende dalla eccessiva importanza che si dà all’equitazione di maneggio con danno di quella all’aperto.

Crediamo che con ciò l’A. voglia biasimare le repentine partenze al galoppo e le andature elevate che affaticano il posteriore. E noi ci associamo alla sua critica.

Queste partenze ed andature devono essere apprese ma non usate in manovra.

Così pure assentiamo al suggerimento che egli dà di profittare del nostro terreno rotto e frastagliato per renderci sempre più validi ed arditi cavalieri.

E dove poi l’A. plaude all’impiego della cavalleria in montagna ci permettiamo di fare le nostre riserve.

L’asserzione dell’A. che la nostra arma è la necessaria esploratrice del terreno per quanto difficile e montuoso, ci sembra un po’ arrischiata.

Dove il cavallo non è più nè arma nè mezzo di trasporto ma un impiccio, noi opiniamo che la cavalleria sia spostata; in tali condizioni essa deve far posto alle armi a piedi.

Non siamo completamente d’accordo con l’A. nella sua noncuranza per tutto ciò che è parata.

Ricordiamo le massime del De Cristoforis e nei nostri anni giovanili le abbiamo imparate a memoria, ma poi, le vittorie moderne, la storia delle napoleoniche ed anche di altre anteriori ottenute con eserciti nei quali alla parata si dava grande importanza, ci hanno fatto riflettere, ci siamo chiesti se proprio la parata sia da aborrirsi e se lo sfilare davanti al proprio comandante sia realmente vano ed inutile.

I tedeschi intanto non hanno questa opinione e sanno fare brillantemente dello sport come esattamente allinearsi; sanno sfilare con ma-