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86 rivista di cavalleria

tematica precisione e all’uopo lanciarsi arditamente nei campi sperimentali della tattica avvenirista.

Siamo perfettamente coll’A. che vorrebbe la nostra gioventù avesse maggior passione per il cavallo.

«E non parrà un originale allora, egli prosegue, colui il quale dopo una marcia faticosa scenderà prima di giungere al fine della tappa: non sarà detto pazzo colui che prescriverà ai propri dipendenti di discendere:..... il soldato troverà naturale, al ritorno dalla istruzione, lo spolverare, lo strofinare e passeggiare la propria cavalcatura, nè più si vedrà lo scandaloso spettacolo di soldati che abbandonano il cavallo per lustrare e pulire le loro armi e le loro bardature».

E sta bene. Non carichiamo però le tinte.

Per dar forza ai nostri argomenti non aumentiamo e, meno ancora, generalizziamo delle pecche parziali.

Chi mai oggi giorno si sogna di chiamar pazzo (come assevera l’A. avvenga) colui che dopo aver fatto una marcia faticosa mette piede a terra e fa un buon tratto a piedi?

Qui alla capitale abbiamo un reggimento di cavalleria nel quale tutti gli squadroni hanno l’abitudine di far mettere piede a terra alla truppa un chilometro circa prima d’arrivare in caserma, e ciò non solo dopo una marcia ma anche al ritorno dalla giornaliera istruzione.

Tale usanza è da tutti approvata.

Conveniamo con l’A. che la scuola di Tor di Quinto ha dato e darà ottimi risultati e che deve formare la base della nostra istruzione cavalleristica. Gli ricordiamo però che questa appendice agli insufficienti corsi di Pinerolo fu consigliata e promossa da vecchi ormai dimenticali ufficiali, per i quali l’A. ha parole non troppo lusinghiere.

Passiamo ad altro:

L’A. a pag. 9 sempre allo scopo di far risultare la scarsezza di spirito cavalleristico nella nostr’arma esclama:

«A che servono al giorno d’oggi ai nostri giovani ufficiali i loro irlandesi? A nulla; anzi sono i facili conduttori del rimprovero dei capitani perchè il loro galoppo è troppo lungo, il passo troppo disteso ecc.»

E a pag. 85:

«Francamente io non sono punto contento riguardo la riuscita degli irlandesi, specialmente negli ultimi venuti, anzi non soddisfatto.»

E più avanti:

«La loro eccezionale valentia nel salto di elevazione non basta per un cavallo militare..... In guerra sarà bene girare anzichè affrontare l’ostacolo e per ciò l’eminente qualità di buon saltatore in campagna è utile ma insufficiente se non unita a quella della velocità e resistenza.»

Mi perdoni l’A. ma in queste frasi, se non erriamo, c’è un poco di contraddizione.