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108 roberto von schneider

dirittura quasi sicuro, se il disegno di Venezia, come risulterebbe da quanto precede, fosse opera veramente di questo maestro.

Per quanto sembrino ben fondati i suoi diritti sulla paternità di quel foglietto, non si dovrebbe tuttavia rinunciare ad esaminare le ragioni che possono venir accampate in proposito da una parte, la quale, per quel ch’io sappia, fu trascurata sinora. Esiste un testone, coniato in oro ed in argento (Tav. II., n. 1), che da un lato ci presenta le teste accollate, a destra, dell’imperatore Massimiliano e di Bianca Maria, e dall’altro la B. V. assisa sulle nubi, in atto di porgere il seno al Bambino, attorniata da sette teste alate di angioli. La leggenda del diritto suona: Maximilianu(s) Ro(manorum) Rex et Bianca M(aria) coniuges; le ultime due lettere IV si debbono interpretare, nonostante la tautologia, iuncti. Nel rovescio si legge l’invocazione alla B. V.: Esto nobis turris for(tis) a facie inimici. Le identiche rappresentazioni si veggono anche su di una medaglia, della quale si conservano un esemplare in oro nella Collezione di Vienna (Tav. II, n. 2) ed uno di bronzo in quella di Berlino1. Essa ha un rilievo maggiore, ed essendo più grande ci offre con maggior chiarezza i particolari. Tuttavia le iscrizioni su di essa sono poggio distribuite e presentano maggiori lacune. Anche per altri rispetti, il testone mi sembra di

  1. Riprodotto da Friedlaender, Die italienischen Schaumünzen des fünfzehnten Jahrhunderts, Jahrbuch der kön. preuss. Kunstsammlungen, vol. III, tav. XXXIII. L’esemplare di Berlino è meglio conservato, specialmente nelle parti più rilevate, ma è meno accuratamente cesellato di quello di Vienna.