Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/65

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libro terzo - capitolo iii 59


al re di Francia a significarli il suo pensiero, soggiongendo che gli averebbe per questo mandato un noncio per darli conto piú particolare delle ragioni che l’avevano mosso. E in fine di giugno spedi tutt’in un tempo due nonci, Sebastiano Pighino arcivescovo sipontino all’imperatore, e il Triulzio vescovo di Tolone al re di Francia. A questi diede instruzione di parlare conforme alle deliberazioni prese nella congregazione. Al Triulzio ordinò che andasse per le poste, acciò potesse dar presto avviso della mente del re, la quale voleva aspettar di sapere, prima che passar piú inanzi. Li diede instruzione di dar conto particolare delle cause perché deliberava ritornar il concilio in Trento: l’essersi la Germania sottomessa; il farne instanza l’imperatore; il non potersi continuare in Bologna per la causa sopra narrata; e acciò le cose de’ protestanti non si fossero accomodate in qualche maniera pregiudiciale, versando la colpa sopra il papa. Ma che il primo e precipuo fondamento lo faceva sopra l’assistenzia di Sua Maestá cristianissima e l’intervento delli prelati del suo regno: le qual cose sperava ottenere, per esser Sua Maestá protettor della fede e imitator de’ suoi maggiori, mai discostatisi dal parere e consegli de’ pontefici. Che nel concilio s’attenderebbe alla dechiarazione e purificazione delli dogmi e riformazione delli costumi, né si tratterebbe di cosa pertinente alli stati e domini, né a privilegi particolari della corona di Francia. Che alla richiesta dell’imperatore di voler intendere se il pontefice era per voler proseguir il concilio di Trento o no, il pontefice aveva risposto di si, con le condizioni discusse nella congregazione, le quali ordinava al nuncio che comunicasse tutte alla Maestá sua; della quale desiderava intender quanto prima qual fosse la mente, sperando di doverla trovar conforme alla pietá di Sua Maestá e all’amore che porta ad esso pontefice ed alla confidenzia che ha in lui. Diede anco carico al noncio di comunicar tutta la sua instruzione col Cardinal di Ghisa, e congionto con lui, o come meglio ad esso paresse, esporla al re e a chi facesse bisogno.

All’altro noncio diede simile instruzione; in particolare di