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lettere di fra paolo sarpi. 43

questa volta, per non sapere ancora l’arrivo del detto signore; al quale disegno per l’avvenire inviare quello che scriverò a lei.

La causa per la quale monsignor Casaubon interruppe l’opera sua, credo che sii quella a punto che V. S. racconta. Così passano le cose maneggiate da molte mani, e trattate con disegni vari, anzi contrari.

La mia relazione intorno al successo già è scritta, nè mi resta altro impedimento salvo che quello di communicar a monsignor di Fresnes, qual però credo ci coopererà. Ma crede forse V. S. che siamo al fine? L’avverto che siamo però distanti dal principio; se bene in apparenza alcun direbbe altrimente, e forse la fama referisce costì.

La ringrazio della prammatica e dell’istruzione che appresso mi manda; e per fine, di nuovo le dimando perdono della noia datali con la mia lettera, accertandola che il mio senso fu: — guardate quello che promettete di me, perchè voi lo pagherete; — cioè: — guardate che lode voi mi date; perchè eccedendo, voi non apparirete veridico, e m’avrete lodato con vostro pericolo. — Nè sarò quieto d’animo, sino ch’intendi che V. S. sii sodisfatta di questo. Imperocchè il senso nel quale ella ha preso le mie parole, sarebbe stato non senza insolenza mia, ed avrebbe avuto forma di reprensione: cosa in tutto contraria alla riverenza che le debbo. Torno la terza volta ad iscusarmi e con lei e con monsignor l’Eschassier. E qui facendo fine, le bacio la mano; il che fa insieme meco il padre maestro Fulgenzio, tutto suo.

Di Venezia, il dì 11 decembre 1607.