Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/104

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44 lettere di fra paolo sarpi.

XV. — Al medesimo.1


Nelli mesi passati, che sono stato senza lettere di Vostra Signoria, non sono stato senza avvisi particolari dell’esser suo, comunicatimi dal signor Assellineau nostro, col quale spesso faccio menzione di lei. Intesi la sua indisposizione e ne sentii dispiacere grande, restando però in certa speranza, che fosse in beneplacito della Maestà divina renderli la sanità.

Teneva il signor Assellineau2 che ella fosse per trasferirsi alli bagni di Padova. Come mi sarebbe stato di sommo piacere, per poter servirla e godere la sua conversazione; così mi sarebbe dispiaciuto che avesse conceputo speranza sopra la virtù di queste acque, e sopra la sufficienza di questi medici, quali fussero in fine riuscite senza effetto.

Il caso occorso sopra la mia testa è passato, se bene qualche vestigii ne rimangono. Io lo reputo così niente, come se non fusse occorso. Solo ricevo in bene per quanto mi tiene avvertito delli futuri pericoli; li quali sono molti, poichè persone di tanto potere e grandezza perseverano in macchinare contra la mia vita cose simili, e anco più secrete nell’esecuzione. Io però son risoluto di non


  1. Edita, come sopra; e benchè priva di data, da riferirsi, per le cose discorsevi, o alla fine di quest’anno 1607 o al principio del susseguente.
  2. Pietro (dai nostri detto) Asselineo, dotto medico dimorante in Venezia e nativo d’Orléans. Di lui scrive il Griselini: “L’amicizia che ebbe il Sarpi con questo, intima e strettissima ognora si mantenne, nè col variare degli anni a cangiamento alcuno soggiacque.„