Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/39

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fra paolo sarpi. xxxi

ste sue Lettere. Non è a dire se i papisti se ne scandolezzassero e ne facesser romore; ma con tutte le loro sofistiche, non trovarono nel Micanzio eresie. Il Sarpi non pigliava, e facea bene, Tommaso d’Aquino e Scoto per due nuovi e definitivi vangelisti; ed anche senza il testimonio delle Lettere, ben si pare, massimamente nella Storia del Concilio; e la furia teologizzante de’ frati ei bezzicava a modo suo. Fra Paolo ripete ed accenna nelle sue Lettere e negli altri scritti ciò che Erasmo ha racchiuso in una sentenza: «Mundus oneratus est constitutionibus humanis, oneratus est opinionibus et dogmatibus scholasticis (a tempo del Sarpi levavano alto il capo i Molinisti, e Roma fabbricava condanne ad arbitrio; e poco di poi, perchè la soma era soverchiamente cresciuta, il mondo la gettò giù dalle spalle, e si scapestrò), tyrannide Fratrum Mendicantium (aggiugni allora i Gesuiti).... His et ejusmodi multis rebus paulatim evanescebat vigor Evangelicæ doctrinæ, et futurum erat ut rebus semper in deterius prolabentibus, tandem prorsus extingueretur illa scintilla christianæ pietatis, unde redaccendi poterat extincta charitas: ad cœremonias plusquam judaicas summa Religionis vergebat.1» Quelli che ciò non videro nè allora nè poi, erano davvero gli eretici ostinati. Gl’interessi mondani fanno durare gli scismi e l’eresie, ed è da vedere da qual parte si ripugni a non far vera ed efficace riforma; impedita la quale, il buon cristiano non può che com-


  1. Opera omnia, t. III, c. 515. Lug. Bat. MDCCIII.