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nuove considerazioni | 221 |
Nè più difficile sarebbe formare un altro catalogo di luoghi classici, dove gli epiteti sopradetti si applicano al Sole o ad altri oggetti di colore certamente diverso dal rosso. Ma non mi pare che sia utile discutere più oltre sopra una classe di testimonianze, dalle quali non è probabile possa mai derivare alcuna luce sulla presente questione.
Un solo passo sembra meritare qualche attenzione: ed è quello dove Plinio, parlando dei colori dei pianeti, dice: Color Solis quum oritur, ardens: postea radians. Questa è una delle mille occasioni in cui Plinio sembra voglia oscurare l’espressione del proprio pensiero coll’uso di vocaboli male appropriati. Chi ha mai saputo che fra i colori esista il colore ardente e il colore radiante? L’osservazione diretta del fatto ci avverte, che qui ardente sta per rosso e radiante pel colore della luce bianca del Sole meridiano; ma se ciò non fosse, chi ne capirebbe qualche cosa? Non può dunque Plinio fare autorità per indurci a ravvisare nella parola ardens l’equivalente di rosso. Che ardens tragga seco l’idea di calore e non di colore era certamente noto agli antichi; i quali dall’esperienza dei metalli roventi e dei carboni in combustione avevano appreso benissimo, che il calor bianco è accompagnato da una temperatura più elevata che il calor rosso1.
IX. GEMINO.
Questo scrittore, del quale si ritiene comunemente che vivesse sul principio del secolo che precedette l’èra volgare,
- ↑ V. su ciò la curiosa teoria dei colori di Democrito presso Teofrasto, De Sensibus, pubblicata da Diels nei suoi Doxographi Graeci, p. 521.
Dies, 685): Euripide (Hecuba, 1080): Apollonio Rodio (Argon. II, 517): Arato (Phaen. 331): Virgilio (Georg. IV, 325): Orazio (Od. I, 18 e III, 13): Manilio (Astron. V, 17 e 208): Columella (De cultu hort. 286): Plinio (H. N. II, 47 e VIII, 63). Vi si può aggiungere: Esiodo (Scut. Here. 153 e 397): Arato (Phaen. 596): Quinto Smirneo (Paralip. VIII, 30): Nonno Panopolita (Dionys. XLVII, 254): Tibullo (I. Eleg. IV, 6 e 42): Properzio (II. Eleg. XXVIII, 4): Persio (Sat. III, 5): Lucano (Phars. X, 211): Silio Italico (Pun. I, 256): Stazio (Sylv. lib. I, III, 5: lib. II, 1, 216: lib III, 1, 54): Seneca tragico (Herc. Oet., 68): Columella (De cultu hort. 400): Marziale (Epigr. IV, 66): Palladio (De Re Rust. XI, 12): Nemesiano (Laudes Herc., 124): Rutilio Namaziano (Itiner. I, 479 e 638): Ausonio (Eclog. III, 10 e Eydill. VIII, 16): Claudiano (Eidyll. VI, 33 e VI, 92 e parecchi altri luoghi). Nè la lista è completa: ma a che può servire il prolungarla?