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nuove considerazioni 231

e facile vedere il motivo per cui i sacerdoti dicevano la Fenice consumarsi nel fuoco da lei stessa acceso (cioè nel fuoco di Sirio) e come per essi la nuova Fenice sorgesse dalle ceneri della precedente. Il fuoco in cui la Fenice periva, non era altro che il fuoco di Sirio rosseggiante, al quale forse si potrebbero aggiungere i colori dell’aurora, a traverso dei quali Sirio nel suo levare eliaco si manifestava precedendo il levare del Sole».

Ingegnosa è questa teoria, ma offre diverse difficoltà. Anzitutto l’equivalenza del periodo della Fenice coll’anno Sotiaco non è sostenuta da sufficienti autorità. Tacito (Ann. VI, 28) è il solo che ne parla; ed anch’egli dubitativamente dicendo: De numero annorum varia traduntur. Maxime vulgatum quingentorum spatium: sunt qui asseverent mille quadringentus sexaginta unum interici. Numerosi invece sono gli scrittori che assegnano la durata di 500 anni1. Gli stessi scrittori egiziani erano fra loro in completa discordanza. Horapollo di Nilopoli, che scrisse in idioma egizio una spiegazione dei geroglifici, e doveva esser molto versato nelle scienze sacerdotali, si tiene al dato comune di 500 anni. Nonno Panopolita nel suo gran poema delle Dionisiache assegna 1000 anni; Cheremone di Naucrati, jerogrammate e bibliotecario del tempio di Serapide in Alessandria, il quale specialissimamente si era occupato delle antichità sacre dell’Egitto e aveva scritto su queste un’opera assai pregiata, assegnava 7006 anni2. Sembra dunque che i più dotti fra gli Egiziani stessi non sapessero la vera durata del periodo; se pur periodo vi era. A dubitare di ciò ci conduce un passo di Eliano3 secondo cui l’epoca del ritorno della Fenice era in Egitto argomento di grandi dispute; gli uni lo aspettavano ad un tempo e gli altri ad un altro, e la Fenice finiva per comparire improvviso nel tempio di Eliopoli, quando meno la si aspettava. L’apparizione si dava come avvenuta nel tempio di Eliopoli, presenti i soli sacerdoti; l’annunzio che questi ne davano al popolo era seguito da grandi feste. Quali motivi determinassero i sacerdoti a tali annunzi piuttosto oggi che domani, nessuno l’ha mai saputo. Certo è soltanto, che le epoche assegnate da Tacito, da Plinio e da Dione Cassio per alcune

  1. Sono almeno dodici e se ne può vedere la lista nell’opera citata di Lepsius, p. 180.
  2. Lepsius, Chron. der alten Aegypter, pp. 180-181.
  3. Eliano, De natura animalium, VI, 58.