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storia di due anime 137


— Ancora: indegnamente. Ho portato dei ceri all’Addolorata di Santa Brigida... ho fatti tanti voti... voglio andare scalza, da Napoli a Valle di Pompei...

— Ebbene?

— Niente — disse lei, con voce desolata.

— Bisogna pregare, sempre: sperare sempre...

— Tante altre, come me, tante altre poverette, hanno pregato, hanno fatto voti... e nulla hanno ottenuto... Certe non pregano più... forse così vuole, Dio, per farci fare il Purgatorio in terra — ella disse, con quello accento di sogno, di lungo sogno interiore e triste.

— Così vuol Dio, forse!

Amen — disse lei, aprendo le braccia e abbassando la testa.

Poi, come avendo accettato questa croce, questa pietra che le ricadeva sul petto, ella mutò discorso:

— E tu, Mimì, tu? Che fai? Hai già un figlio?

— No — egli disse, trasalendo.

— Come? Non hai un figlio? Me lo avevano detto... che avevi avuto un maschio... un bel maschio... che bugiardi! E ti dispiace, di non averne?

— Mi dispiace — rispose lui, sempre a occhi bassi.

— E ad Anna, dispiace?

— No. Le fa piacere, non aver figli.

— Piacere? Piacere? — gridò lei, stupita. Le può far piacere, questo?

— Già.

— Non ha cuore, dunque?