Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/192

Da Wikisource.
192 g. sercambi

che almeno a Roma lo conducessero. E così fenno. E quine era lor fatto molto bene.

E venendo alquante genti ad assediare Roma, essendovi gran fame, li famigli d’Amico disseno: «Noi periamo di fame: se più ci stiamo moriremo». Amico, che ciò ode, disse: «O figliuoli miei, sempre m’avete ubidito: io vi prego che qui non mi lassiate, ma menatemi innella città d’Amelio». Li famigli disero che l’ubidiranno, e condussenlo in Francia innella città dov’era Amelio conte.

E fattosi condurre innella piazza dinanti al palagio d’Amelio domandando carità, Amelio fa impiere lo scifo di vino che ’l papa innel battismo l’avea dato; e ditto a uno famiglio che al povero lo portasse, Amico tratto fuori lo suo scifo e fatto voitare lo vino che dato li era, rendendo grazie a chi lil mandava, lo famiglio, tornato, disse al conte: «Per certo, se non che voi avete lo vostro scifo, io direi che uno che n’hae quello lebroso fusse il vostro, però ch’egli è d’una grandezza e d’una fazione». Udito il conte Amelio quello che ’l famiglio dicea, disse: «Andate e menatemi colui».

E menato, disse: «Unde hai auto questo scifo?»; e d’onde era, e chi era. Amico narrò tutto ciò che incontrato li era, dicendo: «Io sono Amico, e questo scifo ebbi a Roma quando mi battegiò il papa». Amelio, cognoscendolo, subito l’abracciò basciandolo e mettendo guai per la malatia ch’e’ avea. La moglie d’Amelio ode che Amico il quale vinse la battaglia d’Arderigo era lo ’nfermo: scapigliata piangendo, colle lagrime bagnava Amico. Et era tale il duolo che Amelio e la moglie faceano, ch’era una tenerezza a vederli. E subito li fe’ apparecchiare una camera fornita di ciò che bisognava e con ii suoi servi rimasti, dicendo Amelio ad Amico: «Ogni cosa che ci è, è tua come nostra: comanda e serai ubidito».

E stando per tal modo alquanto tempo, e sempre in quella camera et in uno letto Amelio dormia con lui, una notte venne l’angelo Gabriello e disse: «Amico, dormi?» Amico, che credea che fusse Amelio, disse: «Fratello, no». L’angelo disse: «Ben hai ditto, però che ti se’ fatto fratello della celestra gloria; e però sappi ch’io sono l’angelo Gabriello, e dìcoti che tu dichi a Melio che uccida li ii suo’ figliuoli e di quel sangue ti lavi, e sarai guarito».