Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
LXXXXVI
Essendo la brigata giunta a Scariotto dove aparecchiato trovoron di vantagio, e cenato, fatte alcune danzette, fu venuto l’ora del dormire e fine alla mattina ognuno si posò.
E levati, il preposto disse a l’altore che una novella dica fine ch’a Ascoli seranno giunti, volendo prima da lui una canzonetta. L’altore contento disse:
«La tarda grazia tu’, donna, fa luce,
ma stentando; in te ha pietà vie si torte
che chi ti segue, segue in sé la morte.
Io t’ho dal puerile al veril tempo
servito come servo, ben che ’l celo;
e non giunge pietà, che par che in tempo
l’aspetti a li anni tardi e in grosso velo.
Se <tu> ’l capello imbianchi et io il pelo,
la mia virtù al disìo non sta forte,
e l’ora all’aspettar sì dà la morte».
E seguendo disse: «A voi, giovani, che scapestratamente in casa d’altri entrate per usar colle donne altrui, ad exempro dirò una novella acciò che vi sappiate guardare; incominciando in questo modo, cioè: