Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/45

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il commercio. 41

175Il faticoso errar torniam delusi
Alle paterne e poveie contrade,
Io colle membra ignude e tu digiuno.
Ma un nume arrise, ne’ mortali petti
Eccitando la indomita favilla,
180Che più la premi e maggior vampo acquista.
Oh! nostro indivisibile compagno
E maestro il dolor, che dal bisogno
Nasce e dal bene al meglio il varco addita.
Gemon le ruote del pesante carro;
185Coll’aure leggerissime trasvola
L’altera nave; dell’adunca falce,
Del sonante martel della bollente
Onda costretta alfin l’opra compiuta,
S’io ne raccolgo e ne dispenso il frutto,
190Opra farò che dispregiata e vile,
Quasi inutile fosse, a te si renda?
Tu sdegnoso rispondi: entro al confine
Delle mie genti il necessario cambio
Io non condanno. Alle straniere merci
195La guerra indíco, e contro ad esse innalzo,
Come a torrente che inondar minaccia
I pingui cólti, un valido riparo,
Che ne contenda il temerario sbocco,
Finchè a me piaccia. Alle mie genti manco
200Non fia che venga il faticare industre,
O si rimpianga la fatal moneta
Le stranie tasche ad ingrossare uscita.
Qui nell’angusta cerchia ove m’aggiro
Di vario clima astringerò le piante
205A vegetar con arte faticosa
Avara e lenta, paventando i doni
Che altrove sparga liberal natura,
Onde fora il cozzar vano; ed escludo