Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/104

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capo secondo 79   

de’ mezzi, collo sforzo delle armi (An. di R. 663, av. Cr. 91). Diedero la prima spinta all’impresa i Marsi, stimolati a ciò da un loro gran cittadino Popedio Silone, che ne fu prima autore, e poi duce. A collegarsi con que’ primi furono volenterosi e presti i Piceni, i Vestini, gli Appuli, i Lucani, ed i Bruttii; ed a mano a mano tatti gli altri popoli italici. Solo non vollero impigliarsi i Reggini, e l’altra gente italiota, a cui la federazione con Roma era costante, ed anzi utile che grave. Corfinio città de’ Peligni, posta quasi nel centro de’ popoli confederati, fu fatta capo della Lega, e la intitolarono Italia, a significare che a questa lega avessero ad abbracciarsi tutti gl’Italici. Furono creati due consoli, Quinto Popedio Silone, marsico, e Cajo Aponio, o come altri dice, Papio Mutilo, sannita. Erano ministri de’ loro ordini dodici Pretori, sei per ciascuno. Spartirono in due provincie l’Italia; nè durarono a’ Romani altri alleati che gli Umbri, gli Etruschi, ed i Latini a tramontana, ed a mezzodì le città italiote, tra le quali Reggio e Locri. Scorrendo Popedio, autore ed ordinatore dell’impresa, per ogni angolo dell’Italia, accendeva le città ed i popoli alle armi. E quando i primi fatti seguirono favorevoli a’ Socii, anche gli Umbri e gli Etruschi abbandonarono Roma, ed appresso i Latini. Popedio conduceva i Marsi ed i Latini, Afranio gli Umbri, Vezio Catone i Sanniti, e Telesino i Lucani ed i Bruttii. Dalla parte loro i Romani opposero Catone agli Etruschi, Gabinio a’ Marsi, Carbone a’ Lucani, e Silla a’ Sanniti. Ma la defezione degli Umbri, degli Etruschi, e de’ Latini aveva tanto sbigottito i Romani, che dubitando non il loro esempio riuscisse pernicioso, presero partito di condiscendere mezzanamente al desiderio di tutta Italia.

Allora il console Lucio Giulio Cesare, per consiglio ed autorità del Senato, promulgò una legge (An. di R. 664, av. Cr. 90) che concedeva il diritto della cittadinanza romana a quegli alleati che si erano mantenuti fedeli, ed a quelli altri che ritornerebbero volontariamente alla fede de’ Romani. Concorse a questa prima legge anche la legge Plozia, proposta dal tribuno Plauzio Silvano, la quale prometteva la cittadinanza romana a tutti gli stranieri già ammessi alla cittadinanza delle città federate, e che avessero domicilio in Italia. Queste due leggi, contentando in gran parte i malcontenti, tolsero molto nerbo alla lega. Ma quelli che avevano impugnato le armi, e che montavano a meglio che settantamila, non lasciandosi volgere dalle promesse di Roma, e levandosi a disegni più speciosi fecero massa in Ascoli. Ivi li provocò a giornata Strabone Pompeo che conduceva settantacinquemila Romani (An. di R. 665, av. Cr. 89).