Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/136

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capo primo 111   

campeggiar Costantinopoli, e minacciar l’esistenza dell’Impero. Durante tale assedio, Sergio Pretore di Sicilia, facendosi a credere inevitabile la rovina dell’impero d’Oriente, e dando vista a’ suoi che fosse già consumata, gridò in Sicilia imperatore un Basilio, figliuolo di Gregorio Onomagulo. Ma quando a Costantinopoli corse la voce di questa ribellione, i Saracini erano già in rotta ed in fuga; e Leone III Isaurico, presa la corona, si sollecitò d’inviare in Sicilia Paolo per nuovo Pretore. Arrivò questi inaspettato in Siracusa, e tal terrore n’ebbe il ribelle Sergio, che si trafugò a Reggio precipitoso; donde per il paese de’ Bruttii si mise in sicuro nel dominio dei Longobardi.

V. Leone Isaurico, mirando a scemare la crescente potenza dei romani Pontefici, cominciò da perseguitare le divine Imagini (An. di Cr. 732), con la qual guerra sconvolse tutta la Cristianità. Nè la voce, e le ammonizioni di papa Gregorio III potettero rimuover Leone dal far guerra alla Chiesa. Ma poichè vide il pontefice vana ogni sua istanza a rimettere in senno l’imperatore, convocò nella Basilica Vaticana un Concilio di Vescovi italiani, e quivi fulminò la scomunica contro chiunque deponesse, profanasse, distruggesse, o bestemmiasse le sacre Imagini. Ciò fatto procacciò di notificare all’imperatore ed a tutti gli uffiziali dell’impero la determinazione del Concilio, e deputò a questo effetto in Sicilia Costantino Defensore; ma questi fuvvi imprigionato, e toltegli le lettere pontificie. Tanto fece però Gregorio che tali lettere pervennero per altra via a Leone e ad Anastasio Patriarca, ch’era succeduto a Germano divoto della latina liturgia. Ma costoro non si lasciarono scuotere dalle papali censure; anzi Leone infuocato a vendetta contro il pontefice e chiunque contrapponevasi alla sua volontà, allestì una poderosa armata per castigare i renitenti, e la pose nell’Adriatico sotto il comando di Mane, Duca de’ Cibirrei. Aggravò inoltre la sua mano su’ possidenti Siciliani e Bruttii, che favorivano il papa, accrescendo di un terzo il tributo della capitazione, ed incamerando i patrimonii spettanti alla Chiesa Romana, che le rendevano ogni anno tre talenti e mezzo di oro. E per ferire nel cuore l’influenza del Pontificato Romano, strappò dalla sua dipendenza tutti i Vescovadi dell’Illiria, della Sicilia, e di quelle parti d’Italia che dipendevano dall’Impero Greco.

E per fare che le principali Chiese di questi luoghi si acquetassero alla soggezione del Patriarca di Costantinopoli, Basilio il Macedone poi volle che quelle di Siracusa in Sicilia, e di Reggio, nell’Italia fossero elevate a Metropolitane, sedendo Pontefice Nicolò I.