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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/210

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capo quarto 185   


II. Come prima volse al suo termine il mese quattordicesimo (1316), Tommaso di Marzano si condusse a tentare le coste di Sicilia, e cercò sulle prime di espugnar Marsala, ma trovò l’osso assai duro. Poi rasentandone il litorale, travagliò molto paese, e spianò i casamenti ed i colti de’ contorni di Messina. Federigo, a render colpo per colpo, ordinò che quella parte di armata, che stava nel porto di Messina sotto il comando di Rosso Doria, prendesse subito il largo, e mettendosi a’ fianchi della nemica, la stringesse a battaglia. Ma Tommaso di Marzano, non bastandogli la vista di misurarsi coll’Aragonese, rimosse le sue navi dalla Sicilia, e gittatosi da canto per Calabria, declinò verso Reggio. Donde, preso il tempo, mise alla vela per Napoli. Federigo pertanto, risoluto di cavarne le mani, anch’egli mosse per Napoli con un’armata assai gagliarda. Ma moriva poi (1317) papa Clemente, che non restò mai di rinfocolare gli animi alla guerra; ed il suo successore Giovanni XXII amico di pace e di concordia, non che Giacomo re d’Aragona mandarono oratori in Messina (1317) perchè si adoperassero a volgere Federigo aduna nuova tregua; la quale darebbe agio a ripigliar le pratiche di una pace solida e diffinitiva. Propose il papa che la tregua tirasse in tre anni; nel qual tempo Federigo conserverebbe intera la Sicilia, e le isole che ne dipendevano, e deporrebbe Reggio, e gli altri luoghi da lui tenuti in Calabria, ne’ Legati Apostolici. I quali temporaneamente riterrebbero ed amministrerebbero questa regione calabrese, sinchè le trattative di pace non ultimassero la controversia, e determinassero a qual de’ due sovrani dovrebbe spettarne il dominio. Federigo, riposando nella santità della promessa pontificia, aderì senza difficoltà a tali proposte. E di Reggio e degli altri luoghi di Calabria fu fatto effettivo deposito nelle mani de’ Legati Apostolici. Dopo ciò si ritirarono in Sicilia le milizie aragonesi.

Ma poi forti ragioni imponevano a questi Legati che dopo la consegna, che Federigo avrebbe loro fatta di Reggio, vi ammettessero ancora gli uffiziali di Roberto, ed amministrassero promiscuamente i detti luoghi di Calabria in nome del papa, e del re angioino. Pertanto il papa faceva sembiante di esserne egli solo il temporaneo signore; mentre il dominio effettivo era quasi tutto in Roberto. Tempi veramente di massima calamità per l’affaticata Reggio, la quale sguazzata e risguazzata dall’angioino all’aragonese, e da questo a quello con dolorosa vicenda, era divenuta campo alle pugne delle due nemiche dinastie, le cui genti, or tornando vincitrici, or fuggendo sgarate, sfogavano le loro vendette su queste popolazioni sventuratissime.


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