Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/211

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   186 libro quarto


III. Di questa manifesta tendenza del Pontefice a favor di Roberto, Federigo sentì in se massimo fastidio; ma non credendo per allora farne caso e rumore, tenne fitta in mente l’ingiuria. Ed osservando la tregua, e mostrandosi desideroso della proposta pace, mandò al papa l’Arcivescovo di Palermo ed il conte di Gerace, per menarla a conclusione. Ma Roberto se ne schermiva, e faceva del sordo. Non perdeva tempo però a fortificar Reggio sottomano con opere formidabili, e ad introdurvi milizie. E varii altri luoghi di Calabria, che potevano essere attaccati dal nemico, munì come richiedeva il bisogno.

Ma in Reggio v’era del marcio sotto; o perchè Federigo non cessasse dalla vicina Sicilia di stimolar queste città a tornar alla sua signoria; o perchè un partito di cittadini, ricordevole ed amorevole della casa di Aragona, si brigasse di restituirle Reggio, togliendola all’effettivo dominio di Roberto, ed a quello apparente del Papa. Certo è che i Reggini fecero tumulto verso il mille trecento diciannove, e vi soffiavano entro i Messinesi; a’ quali i primi erano legati per vicinanza, commercio, ed antiche reminiscenze. Ma la sedizione non fu nè generale, nè calda, nè approvata dalla maggiorità de’ cittadini. Quindi fu agevolmente compressa dal presidio angioino; ed i ribelli o uccisi, o perseguitati, o imprigionati. Ed a quanti tra essi erano possidenti, furono per regio comando confiscati gli averi, e conceduti a parecchi altri che si erano dimostrati devoti alla casa d’Angiò. Ma Carlo Duca di Calabria, primogenito di Roberto, e Vicario generale del Regno, dopo tre anni (1322) ottenne perdono a’ ribelli, e dimenticando i loro falli li rintegrò nella pristina libertà, e nel possesso de’ beni.

Roberto poi collegatosi colla Repubblica di Genova, e fatto un formidabile apparecchio di navi e di armi, spinse il Duca di Calabria con centotredici galee, tremila cavalieri, e maggior copia di fanteria a piombar sulla Sicilia. Ed egli medesimo si accelerò contro Palermo, dove giunto vi sbarcava fuori l’esercito senza opposizione alcuna. Ma questa città era così gagliardamente fortificata e difesa, che a malgrado di un assedio durissimo, pettoreggiava a meraviglia l’insistenza del nemico. E Federigo similmente, per dar buon saggio di sè all’avversario, non solo gli faceva contrasto nell’isola, ma avviava molte migliaja di soldati in Calabria sotto la condotta di Blasco d’Alagona. Il quale venuto da Palermo, e sbarcatovi, fece prede e guasti sterminati, minacciando insieme il tenimento di Reggio. Per la qual cosa Roberto, vedendo assai arrischiata e di non facil successo l’impresa di Palermo, ordinò al Duca di Calabria che di là si to-