Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/216

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capo quarto 191   

no a battaglia fuori del porto. Nè l’Alagona schivò di venir alle armi, e si gittò impetuoso contro i nemici; ma non gli fu favorevole il successo, e potette a gran pena traversar lo stretto, e trovar salvezza in Reggio.

VII. Quando le navi aragonesi, facendo via da Catania per Messina (1348), erano presso questa città, una di esse cangiò direzione, ed imboccò nel porto di Reggio. Veniva sulle stesse un Niccola di Lauria in compagnia del Conte Guglielmo di Montecatino, di Goffredo Finetta, e di altri nobili catanesi. Niccola di Lauria aveva fidanzata una sua figliuola al nobile reggino Nicola Abati, ed or veniva in Reggio a farne le nozze; le quali furono e belle ed allegre. Or accadde che nel tempo medesimo si trovasse in Messina sulle galee genovesi il nobil Costantino Doria, il quale stando in Catania si era perdutamente innamorato della figlia del Lauria. Egli avevala richiesta per moglie, ma non vi fu modo che il padre prestasse il suo assenso a questa unione. Nè solo questo; ma perchè il Doria teneva la fantasia di far sua ad ogni costo l’amata giovanetta, il Lauria ottenne che il giovine fosse allontanato da Catania, e chiuso nel castello di Lentini, ove stette per un buon pezzo. Quando n’uscì il Doria tenne forte nell’animo l’oltraggio del Lauria, ed aspettava paziente che gli si offerisse tempo e luogo alla vendetta: e questo venne.

Da Messina mandò Costantino sue spie in Reggio per aver lingua del giorno, che il Lauria sarebbe ripartito per Catania. S’indettò ancora il Doria col messinese Bartolo Mollica, che con una sua feluca si trattenesse in Reggio, e brigasse di far che il Lauria a ritornare in suo paese prendesse a nolo quel legno. Il Mollica eseguì per l’appunto la commissione, e quando la sua feluca, che conduceva il Lauria e gli altri suoi amici, prese dell’alto, Costantino Doria, che stava sull’avviso con due navi, si diede a darle la caccia, impaziente di aver nelle sue mani l’odiato catanese. E questi, che già avea veduto quelle navi correr così alla distesa verso la feluca, esortava il Mollica che desse forte de’ remi in acqua per trarsi da parte sulla costa di Calabria. Ma il furbo faceva spallucce ed orecchie di mercante. In questo uno de’ legni persecutori si fece così da presso alia feluca, che il Lauria potè scorgervi ritto in piè il suo implacabile nemico, la cui faccia si era fatta di fuoco. A tal vista il povero catenese diventò di terra, e gli venne il sudor della morte. Comprese in quel momento il fiero disegno del Doria, e tratto da subita disperazione si precipitò di peso nel mare, volendo piuttosto morirvi annegato, che cader vivo nelle costui mani.