Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/41

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   16 libro primo

no nel loro grembo, e permisero che tornasse a far parte della Magna Grecia.

II. E come a que’ tempi nelle dottrine pitagoriche, dirette alla pratica filosofia, ed a comporre sopra ragionevoli fondamenta gli statuti civili e politici, si esercitavano i più nobili, ricchi e dotti uomini, così per molto tempo nella repubblica di Reggio i supremi gradi furono conferiti a cittadini educati alla scuola Italica. Ed a costoro veramente è dovuto quell’ordinamento civile, e quel fruttuoso e solido progresso, la cui mercè tali repubbliche raggiunsero una virilità ed opulenza, che sembra favola a’ moderni. Ebbero allora agio i Reggini di attendere alle scienze, alle lettere, alle arti gentili, ed al commercio; e di stringersi in fraterna lega non solo colle repubbliche italiote e siciliote, ma ancora con quelle di Grecia. E vi gustarono i frutti di un viver riposato e di una civiltà, cui punto non perturbavano nè prepotenze e discordie domestiche, nè tirannidi o forestiere ingerenze. Tra i chiari Pitagorici che a que’ dì tennero il supremo magistrato della Repubblica sono da contarsi i reggini Aristocrate, Elicaone, Teereto, Teocle e Teeteto, i quali o nuove leggi vennero aggiungendo alle antiche, o le già date da Caronda modificarono, conforme era richiesto dall’esperienza e da’ tempi. E filosofo pitagorico fu pure il reggino Glauco, egregio musico e pittore che in questi tempi medesimi levò di sè molta fama.

Oltre a ciò ornavano la città nobilissimi edifizii pubblici e privati, ed egregie opere di pittura e di scoltura. Celebratissimi vi sorgevano i tempii di Giove, di Apollo Maggiore, di Apollo Minore, di Diana, di Venere, di Mercurio, di Castore e Polluce ed altrettali. De’ quali i più rinomati e venerati erano: quello di Apollo, che un’antichissima tradizione faceva fondato da Oreste; quello di Giove, che aveva massimo culto presso i primitivi Aurunci, i quali traevano da questo Dio la loro divina origine. Al cui culto allude mirabilmente un’antichissima moneta reggina di argento, ove le lettere si veggono scritte a uso degli Osci da destra a sinistra. In gran venerazione era presso i Reggini il tempio di Diana, la cui fondazione rimontava agli Aurunci ed agli Osci. Delle statue di marmo era principalmente famosa ed ammirata quella di Venere. Tra i pubblici monumenti si nominavano il Teatro, le Terme, la Zecca. Ed allora fu battuta in Reggio una gran quantità di quelle monete lodatissime di argento e di bronzo, che alludevano o al culto delle dette divinità, o a’ simboli della repubblica; e ci attestano ancora oggidì, come le arti belle e meccaniche fossero giunte a molta eccellenza. I lavori di plastica, e di stoviglie che nella Magna Grecia