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capo terzo 15   

CAPO TERZO

(Dall’Olimp. LXXX alla XCI, 4.)

I. Repubblica. Gl’Imeresi in Reggio. Reggio repubblica torna a far parte delta Magna Grecia. II. I Pitagorici. Prosperità di Reggio. Glauco, musico e pittore. Edifizij pubblici. Tempii. Monete. Qualità naturali. III. Prima spedizione degli Ateniesi in Sicilia. I Reggini alleati agli Ateniesi. Fatti della guerra degli Ateniesi e Reggini coi Siracusani e Locresi. Assedio di Reggio. Battaglia dello Stretto. IV. Fatti di Nasso, di Mila, di Messena. V. Consiglio nazionale di Gela. Gli Ateniesi escono di Sicilia. VI. Seconda spedizione degli Ateniesi in Sicilia. Gli Ateniesi in Reggio. Apparecchi dei Sicilioti per respingere la nuova invasione. VII. Gli Ateniesi sono battuti, ed abbandonano per sempre la Sicilia. VIII. Concordia e civiltà degl’Italioti. Fiera di Crotone. Concilii nazionali. Tempii. Monete. Silace, pittore. Pritani ed Arconti.


I. Caduta in Reggio la tirannide, (Olimp. 8o, 2. av. Cr. 459.) i popolani non contenuti da alcun prevalente cittadino, trascorsero in tumulti, e precipitarono nell’anarchia. Onde tutta la città andata sossopra, ogni cosa fu piena di amniazzamenti, e di vicende dolorose. Sino a che il partito più debole, accattando esterni soccorsi, non chiamò ad intervenirvi dalla Sicilia gl’Imeresi, i quali restavano alleati a’ Reggini da’ tempi di Anassila e di Terillo. E gl’Imeresi volentieri vi accorsero, e cavando vantaggio dalle tribolazioni della città partita, sbandeggiarono da essa tutti i Reggini dell’una e dell’altra fazione, lasciandovi solo i moderati ed i neutri. Ed usurpandosi gli averi degli esuli, vi condussero da Imera le loro famiglie, e di ajutatori mutandosi in oppressori, consumarono un misfatto che non avrebbe osato alcun tiranno.

Nondimeno questa pubblica calamità, se per allora fu gravissima e fuori della opinione degli uomini, giovò poscia per indiretto a migliorar la repubblica. Imperciocchè distrutto colla forza il principio dissolvente ed anarchico, che aveva sostituito la licenza e lo scompiglio alla libertà ed all’ordine, e dato maggior polso al principio del potere e dell’autorità, senza di che nessun governo è durabile; Reggio fu riordinata a temperata repubblica, congiungendo acconciamente le pubbliche guarentigie del popolo coll’aristocrazia conservatrice e feconda dell’intelligenza e della ricchezza. Sedati gli animi, i fuorusciti Reggini furono rimpatriati, i partiti si confusero nel generoso pensiero di una patria comune; e Reggio rinvigorita nella sua nuova forma all’antica indipendenza, si agguagliò alla condizione delle finitime repubbliche. Le quali volentieri la raccettaro-