Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/90

Da Wikisource.

capo primo 65   

rocca di Messena, a prodigio delle future e memorabili battaglie che dovevano dar l’ultimo crollo a Cartagine. Ma venuta Messena a’ Romani, i Mamertini tardi conobbero, e senza poterne altro, quanto fosse tornata loro cara la chiesta protezione, per la quale perdettero non l’essere solo, ma il nome. E la stessa, Messena, con facile mutamento di vocale, fu detta da’ Romani Messana. Questo importantissimo acquisto apriva a Roma la via di signoreggiar la Sicilia.

Gerone atterrito dalla fortuna romana, si sciolse dalla lega dei Cartaginesi, e si abbracciò co’ Romani. I quali trapassando di vittoria in vittoria, cacciarono prima i Cartaginesi da Agrigento (An. di R. 492. av. Cr. 262), poi da Panormo. E quivi presso l’esercito di Asdrubale fu al tutto sbrancato e rotto da Metello (An. di R. 503, av. Cr. 251). Il quale, avendo in quel fatto d’armi preso a’ vinti cento quarantadue elefanti, fece condurli a Reggio, e da ivi a Roma. Amilcare Barca, per far diversione a’ Romani, si gittò al sacco ed al guasto de’ territorii di Locri e di Reggio; ma finalmente i Cartaginesi corsero così trista fortuna in Sicilia, che si videro costretti dopo ventiquattro anni di guerra, a chieder la pace a’ Romani. Della quale fu primo patto che i Cartaginesi dovessero andar via di Sicilia. Così la prima guerra punica, cominciata e combattuta in quest’isola, aveva fine coll’uscita dei Cartaginesi (An. di R. 513, av. Cr. 241), da’ quali erano provenute alle contrade siciliane tutte le gravezze della dominazione straniera. Ogni cosa cedeva a’ Romani, nè fuori del loro impero altro rimaneva che lo stato del re di Siracusa. E la Sicilia diventava provincia romana, la prima e di tempo e d’importanza fra quante ne abbiano da poi possedute.

IV. In tutta la durata della prima guerra punica,. nessun travaglio fu dato alle città italiote; ove, tranne quel naturale commovimento che deriva sempre ad un popolo dalle varie condizioni e conseguenze di una guerra vicina e prolungata, niun avvenimento successe che meriti di esser riferito. Reggio seguitò di reggersi con quella interna libertà che i Romani le avevano conservata; e non par dubbio che allora le lettere e le arti vi fiorissero senza alcuno impedimento. E contenuta com’era dal presidio romano, ci fa inferire che non fosse stata mai più tribolata da quelle civili contenzioni, le quali se per un verso mostrano la vitalità di un popolo, sono però assai sovente desiderate e soffiate da que’ malvagi, che sogliono recare a privata utilità il comun danno. Laonde la storia di Reggio tace affatto dalla prima guerra punica sino alla discesa di Annibale in Italia.

          Spanò Bolani — i. 5