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nell’ingranaggio 209

le era egli ritornato all’ultimo istante? non le aveva egli fatto comprendere che volentieri l’avrebbe avuta compagna nel suo esilio?

Perciò, passato quel primo grido di allarme, quell’avviso misterioso dell’istinto vitale, che sente i primissimi sintomi della decadenza, ella aveva fatto il suo bilancio intimo, e avendo calcolato che molti anni belli ancora le rimanevano, che molte piccole e grandi soddisfazioni la buona vita ancora le serbava, aveva ripreso coraggio e risoluto di vivere e godere pienamente, epicurescamente. Poichè questa era l’impronta sua, il timbro della sua indole, forse la sua eredità: un bisogno intenso e poco raffinato di godere largamente, pienamente, tutte le soddisfazioni che può dare la vita. E a tu per tu con sè stessa, Edvige non dissimulava più.

Perciò diceva la verità, o credeva fermamente di dire la verità, affermando che la visita latta nella camera di suo marito, di nottetempo, mentre tutti dormivano, non l’aveva turbata.

Era una notte soffocante in cui ella non poteva dormire, e la sua immaginazione, eccitata dalla curiosità, la portava continuamente alla presenza de’ due amanti. Quando il silenzio della casa, l’asicurò che tutti dormivano, scese dal letto, indossò una vestaglia, e camminando del suo passo più leggero, quasi scivolando su i tappeti, andò fino all’uscio di quella camera. Là si fermò. L’uscio era aperto per il gran caldo, la portiera abbassata.

Nessun rumore di dentro.

Scostò un momento la tenda ed entrò, con un forte palpito.