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LA CRISTINA.


L

’ambiente nel quale l’ho vista era perfettamente intonato con questa vecchia. La via, una delle più antipatiche di Milano, in vicinanza della esecrata Rotonda, focolare di miasmi, contava tra i suoi edifici un ospedale di alienati ed un ricovero per le fanciulle pericolanti. La casa, una decadenza. In origine — nel secolo scorso — doveva essere stata una villa abbastanza imponente. Ne facevano fede parecchi avanzi di antica grandezza: un portico ad archi rotondi: le incorniciature ancora evidenti dei finestroni murati dell’antica sala da ballo: lo scalone ampio, maestoso, decorato da una bellissima rampa in ferro a ricchi disegni.

Ma l'unico lato ancora esistente del portico faceva sfondo a una corte lurida, dai muri scrostati, trasudanti l’umidità, una corte nella quale il puzzo di stalla e di spazzatura si alternava alle esalazioni delle verdure andate a male nella bottega dell’inquilino erbivendolo e a quelle del cattivo petrolio adoperato dal padrone di casa per rischiarare il superbo scalone e la schifosa portineria. Ma la sala da ballo era stata divisa in due piani e in piccole camerette. Ma sotto il portico erano tante piccole tane umide, basse, al-