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— Eugenia, porta il tuo lume, ti prego — disse l’Antonietta traverso l’uscio.
Eugenia aprì e venne fuori. Si era rifatta i riccioli sulla fronte; si era data la cipria e spandeva intorno un soave odor di violette.
— Ecco il lume. — E sottovoce mormorò: — Una volta avevamo il gas... e ora neppur le candele!
Riccardo si raccomandò che mettessero il petrolio nella lucerna intanto che quel pezzetto di candela ardeva ancora.
— Non c’è petrolio, la bottiglia è vuota — annunziò la serva.
Una bestemmia feroce uscì dalle labbra del giovine.
— Andate a comprarne, che Dio vi fulmini! Perchè non ci pensate prima a queste cose?
La vecchia scattò. Diceva a lei? Oh signore! Perchè non ci pensava? Perchè non le davano i denari!
— Taci, insolente!
Egli trasse una lira dal portamonete e la porse alla donna, che si allontanò brontolando.
— A quest’ora troverò tutto chiuso.
La candela portata da Eugenia era agli sgoccioli. A un tratto sfavillò, e si spense repentinamente. Restarono al buio. Eugenia, che si trovava vicino alla finestra, spalancò i vetri e le gelosie. Un vento gelato entrò nella stanza insieme con la luce della strada.