Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/33

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— Che freddo! — esclamarono in coro.

Riccardo si affrettò a chiudere i vetri e, ripigliando il discorso, disse:

— Questi sono i fastidi piccoli, ben piccoli, ne convengo. Inezie. Pure, quando si ripetono tutti i giorni, quando nulla è preveduto in una casa, quando ogni cosa manca al momento in cui uno se ne deve servire, questi piccoli fastidi fanno della vita un martirio, della casa un inferno.

Ferita da tali parole, essendo lei quella che aiutava la madre nella direzione della casa, l’Eugenia se ne risentì. Un litigio amaro scoppiò tra essa e Riccardo. E l’Angelica, che ce l’aveva con tutti e due, li eccitava con insinuazioni velenose.

Antonietta e Maria, irresponsabili del cattivo andamento della casa — la prima perchè stava a Pavia, la seconda perchè era occupata tutto il giorno fuori fra la scuola e le lezioni private — cercavano di metter pace.

La Caterina non si vedeva. Arrivarono invece i capi della famiglia con i coniugi Pagliardi. Trovando tutta la casa buia, questi si fermarono nell’anticamera con Leonardo silenzioso e assorto. Saltellante e chiacchierina come il solito, la signora Elisa andò diritta in sala.

— Che fate allo scuro? — Bisticciate? Vi ho sentiti, sì. Non avete di meglio? Ma perchè siete al buio? E dov’è la serva?... Poteva bene venirci incontro!