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Ma, unito alle passioni, dà origine ad altre forme di passione.

Nello scolio delle prop. 16, 18, abbiamo mostrato per quale causa la mente passa subito dalla considerazione d’una cosa al pensiero dell’altra e cioè perchè le immagini delle cose sono fra loro concatenate ed ordinate in modo che l’una segue l’altra: ora ciò non avviene quando l’immagine della cosa è nuova, perchè la mente è ritenuta nella sua considerazione finchè non venga determinata da altre cause a passare ad altri pensieri. In sè considerata pertanto, la rappresentazione d’una cosa nuova è della stessa natura delle altre: perciò io non metto la meraviglia nel numero delle passioni, nè vedo motivo di farlo in quanto questo arresto della mente non viene da nessuna causa positiva che allontani la mente dalle altre cose, ma solo da ciò che manca una causa, la quale faccia passare la mente dalla considerazione d’una cosa sola ad altri pensieri. Perciò io riconosco solo tre passioni primarie e cioè la gioia, la tristezza, il desiderio. (Et., III, Def. 4, expl.).

La meraviglia unita all’estimazione delle qualità eccellenti nell’uomo diventa venerazione (veneratio); e se vi si aggiunge anche l’amore, diventa devozione (devotio). La paura e l’odio diventano, unite alla meraviglia, orrore (consternatio).

Alla meraviglia si oppone il disprezzo (contemptus), che si ha quando constatiamo l’assenza di ciò che, se fosse presente, desterebbe in noi meraviglia, venerazione, ecc.; vi è nell’oggetto qualche cosa che per associazione richiama ciò che sarebbe da ammirare, ma che perciò appunto risalta tanto più come assente. Al disprezzo stanno, come alla meraviglia la venerazione e la devozione, la dedignatio e l’irrisio; la quale è anche una certa gioia procedente dalla rappresentazione delle nostre superiorità.

5) Gli stati attivi della mente. Questi stati attivi non possono essere che il desiderio e la gioia. La mente gioisce quando possiede la perfezione, cioè la conoscenza adequata: la gioia, come passione, accompagna il pas-