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è la medesima. Come dunque non esiste per nessun fine, così non agisce per nessun fine: e come la sua esistenza, così la sua attività non ha nè principio nè fine. Ciò che si dice causa finale non è che lo stesso appetitus umano, in quanto è considerato come principio o causa primaria d’una cosa. Quando, per es., diciamo che l’abitare è stato causa finale di questa o quella casa non vogliamo dire altro se non che l’uomo, essendosi rappresentato i comodi della vita domestica, ebbe il desiderio di edificare una casa. Quindi l’abitare, in quanto è considerato come causa finale, non è se non quel particolare desiderio, che è in realtà causa efficiente: la quale è considerata come causa prima perchè gli uomini in generale ignorano le cause dei loro desiderii. Essi sono infatti consci, come spesso ho detto, delle loro azioni e dei loro desiderî, ma ignari delle cause da cui sono determinati a desiderare. E quel che volgarmente dicono che qualche volta la natura manca o pecca e produce cose imperfette è da mettersi tra quelle fantasie che ho esaminato nell’appendice della prima parte. Onde la perfezione e l’imperfezione sono in realtà solo modi cogitandi, ossia nozioni che ci formiamo da ciò che paragoniamo fra loro individui della stessa specie o genere: perciò ho detto sopra che per realtà o perfezione intendo la stessa cosa. Perocchè noi siamo soliti a ridurre tutti gli individui della Natura ad un genere solo generalissimo: e cioè alla nozione dell’ente che appartiene assolutamente a tutti gli individui della Natura. Ora tutte le volte che riconduciamo gli individui della Natura a questo genere e li paragoniamo fra loro e troviamo gli uni avere più di entità ossia di realtà che gli altri, in tanto diciamo gli uni più perfetti che gli altri; e in quanto riferiamo agli stessi qualche cosa che involge una negazione come termine, fine, impotenza, ecc., in tanto li diciamo imperfetti, perchè non affettano la mente nostra così come quelli che diciamo perfetti e non perchè ad essi manchi qualche cosa che loro appartiene o perchè la Natura abbia peccato. Poichè nulla appartiene alla natura d’una cosa se non ciò che segue dalla necessità della natura della causa efficiente e ciò che segue dalla necessità della natura della causa efficiente segue necessariamente.

Per quel che riguarda il bene e il male, essi non indicano niente di positivo nelle cose e non sono altro che modi cogi-