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64 CAPO XXI.

fare della guerra o della pace, l’ammissione dei nunzj, la ragion delle concordie, e ogni altra faccenda che riguardasse alla sicurezza della unione. Ma se i dritti di sovranità pertinenti alla difesa scambievole s’appartenevano di ragione al consiglio comune dei membri confederati, non recava poco turbamento alla concordia che questi medesimi dritti fossero di poi praticali separatamente da ciascun popolo senz’altro freno, in tutto quel che concerneva a’ suoi particolari e privati negozi. Così vuolsi che alcuni popoli sabini, Ceninesi Crustumini e Antennati, senz’attendere gli aiuti, s’opponessero da per se alle prime ingiurie di Roma. Parecchie città dell’Etruria sostennero per secoli guerre parziali, siccome tra gli Ernici quei d’Anagni, contro al voto della lega1. Nell’istesso modo Tuscolo si dipartì spontanea dall’unione latina2: Sutrio da quella dei Toscani3, senza che i compagni potessero impedirlo fuorchè colla forza dell’armi. Ed ecco in qual guisa ciascuna confederazione delle italiche genti portava in se fino dall’origine il germe della sua propria debolezza: poichè troppo tarde nel movimento, e troppo fievole il vincolo che univa in un solo e medesimo corpo i diversi membri della lega, le città disciolte dal legame comune cadevano sotto l’influenza di particolari ambizioni, le quali non mancavano di partorire sovente e disunioni e discordie.

  1. Liv. ix. 43
  2. Liv. vi. 33.
  3. Liv. vi. 3.