Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/110

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E m’incresce di te che hai questo sprone,
Bisognerà che tu te lo cavassi.
Deh fa a mio modo, piglia un buon mattone,
Dàgli nel capo che tu lo fracassi.
La sta il dì e la notte inginocchione
Col collo torto e dice pissi passi:
Piglia qualche piacer, deh fa a mio modo,
Che a dargli un po’ di spasso gli è dovuto.

La Ragione è vinta e l’anima cede. Ella desidera una ghirlanda con un nodo,

Come di quelle ch’io ho già veduto.

E il demonio aggiunge:

Fatti un bel tocco di velluto rosso
E una zimarra per tenere in dosso.

Così la Ragione è impotente senza la Grazia. Comparisce Dio stesso:

Voltati a me, non mi far resistenza,
Ch’io t’ho aspettato e aspetto a penitenza.

L’anima pentita del mal pensiero risponde:

Non merito da te essere udita
Pe’ miei gravi pensieri, iniqui e stolti:
Io ho la tua bontà tanto schernita,
Ch’io non son degna che tu mi ti volti,
E senza te io son come smarrita,
Nessun non trovo che il mio cor conforti:
Se tu, Signor, che hai per me il sangue sparso,
Non mi soccorri, ogni rimedio è scarso.

Allora Dio le manda in soccorso le virtù cardinali, Prudenza, Temperanza, Fortezza, Giustizia, Misericordia, Povertà, Pazienza, Umiltà. Ciascuna parla di sè, citando talora questo o quel passo della Bibbia. Ecco alcuni brani: