Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/257

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amore, ardore di desiderio placato sempre non saziato mai, infinito come lo spirito. Stato lirico e musicale, che ha la sua espressione nella melodia e nel canto. La medesimezza del sentimento spinto sino all’entusiasmo genera la comunione delle anime; la persona non è l’individuo, ma il gruppo, come è delle moltitudini nei grandi giorni della vita pubblica. I gruppi qui non sono Cori, che accompagnino e compiano l’azione individuale, ma sono la stessa individualità diffusa in tutte le anime, o se vogliamo chiamarli Cori, sono il Coro di personaggi invisibili e muti, di Cristo, di Maria e d’Iddio. Ecco il Coro di Maria:

Per entro il cielo scese una facella,
Formata in cerchio a guisa di corona,
E cinsela e girossi intorno ad ella.
Qualunque melodia più dolce suona
Quaggiù e più a sè l’anima tira,
Parrebbe nube che squarciata tuona,
Comparata al suonar di quella lira,
Onde si coronava il bel zaffiro,
Dal quale il ciel più chiaro s’inzaffira.
Io sono amore angelico che giro
L’alta letizia che spira dal ventre
Che fu albergo del nostro disiro;
E girerommi, donna del ciel, mentre
Che seguirai tuo figlio e farai dia
Più la spera superna, perchè lì entre.
Così la circulata melodia
Si sigillava, e tutti gli altri lumi
Facèn sonar lo nome di Maria.
E come fantolin che invèr la mamma
Tende le braccia, poi che il latte prese,
Per l’animo che infin di fuor s’infiamma;
Ciascun di quei cantori in su si stese
Con la sua cima sì che l’alto affetto
Ch’egli aveano a Maria, mi fu palese.