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ormai divelto dal suo dominio, non si ristava dall’occuparsi ben anco delle cose ecclesiastiche, ed il giorno 2 febbraio dirigeva una enciclica a tutti i patriarchi, primati, arcivescovi, e vescovi dell’orbe cattolico, sulla definizione dell’immacolato concepimento della santissima Vergine.1 Intanto il conte Maurizio Estherhazy, nuovo ambasciatore della corte d’Austria, faceva la sua comparsa in Gaeta il giorno 4 di febbraio, ed il giorno 5 presentava al Santo Padre le sue credenziali. E così la Francia, l’Austria e la Spagna, tre potenze di prim’ordine, onoravano la corte pontificia col tenere in Gaeta ciascuna un loro ambasciatore.

Conosciuto però in Gaeta il decreto del 9 dell’assemblea costituente non si ristette il Santo Padre, e la mattina del 14 protestò contro il medesimo avanti tutto il corpo diplomatico nel modo che segue:

«La serie non interrotta degli attentati commessi contro il dominio temporale degli stati della Chiesa preparati da molti per cecità, ed eseguiti da quelli che più maligni e più scaltri avevano da gran tempo predisposta la docile cecità dei primi, questa serie avendo oggi toccato l’ultimo grado di fellonia con un decreto della sedicente assemblea costituente romana in data 9 febbraio corrente, nel quale si dichiara il papato decaduto di diritto e di fatto dai governo temporale dello stato romano, erigendosi un così detto governo di democrazia pura col nome di repubblica romana, ci mette nella necessità di alzare nuovamente la nostra voce contro un atto il quale si presenta al cospetto del mondo col moltiplice carattere della ingiustizia, della ingratitudine, della stoltezza e della empietà, e contro il quale noi circondati dal sacro collegio e alla vostra presenza, degni rappresentanti delle potenze e dei governi amici della Santa Sede, protestiamo ne’ modi più solenni, e ne dichiariamo la nul-

  1. Vedi detta enciclica la quale può leggersi nel Costituzionale del 19 marzo.