Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/181

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s u l l’ A r c h i t e t t u r a. 163

struzioni. Ma che diremo della sua invenzione riputata ingegnosa e quasi sorprendente? Plinio, seguitato poi da alcuni scrittori moderni, la crede nata colle osservazioni fatte sopra il bitume1. Troppi passi di raziocinio dovevano farsi per arrivare a concepire, che un sasso facesse l’effetto stesso, che può fare una gomma naturale, ed un bitume. Io mi figuro, che gli antichi facessero una strada più corta, ed arrivassero più sollecitamente. Lascio, che il gesso naturale potea illuminarli per farne un simile artificiale, perchè quello non è in tutte le parti, nè così frequente; quando abbiamo concepita, come cosa non difficile a pensarsi, quella di cuocer la terra, e convertirla in mattoni, troveremo ugualmente facile l’altra di scoprire l’invenzione della calce. Per poco che dentro una grotta, o in un recinto di pietre, avessero fatto agire il fuoco per rassodare i mattoni, era ben facile, che si calcinasse un vivo sasso, e questo se incontravasi fortunatamente a mescolarsi coll’acqua, e colla sabbia dava subito l’idea di quell’utilità, che potea produrre nel collegare le pietre. Comunque siasi, molto vecchia è la scoperta di questo cemento così necessario per fabbricare, e lo troviamo nominato a’ tempi di Mosè2, e serviva per lustrare le pietre ad effetto di potervi scriver sopra; ma se credesi ad Aristea, i sentimenti del quale li leggiamo in Eusebio3, vedevasi adoperato nel tempio di Salomone, anche per l’uso, che ne facciamo noi, giacchè ivi serviva per chiudere, e legare i condotti di piombo, che vi trasportavano l’acqua.

§. 33. Da quanto si è sin qui osservato manifestamente si conosce, che le prime idee del fabbricare le dobbiamo agli Orientali, e principalmente agli Egiziani; e le veggiamo


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  1. lib. 35 cap. 15. sect. 51.
  2. Deuteron. cap. 27. vers. 2. 4.
  3. De præparat. evang. lib. 9. cap. 38. pag. 454.